#BecomingJane 26: l’ammirazione reciproca tra Jane Austen e Walter Scott
Ci avviciniamo alla conclusione di questa terza – e ultima – parte della rubrica #BecomingJane. La Austen, oltre che autrice, fu una appassionata lettrice (come ogni romanziere dovrebbe essere); lo abbiamo visto in più punti, durante gli ultimi mesi. Ann Radcliffe, Samuel Richardson, Fanny Burney, Maria Edgeworth, sono solo alcuni nomi che spesso risuonano anche nei suoi stessi scritti. C’è anche stato chi, oltre ad essere ammirato da Jane Austen, ammira egli stesso l’autrice: si tratta di Walter Scott.
William Somerset Maugham scrisse che Jane Austen era una lettrice decisamente accanita, a discapito della considerazione che alla sua epoca si aveva dei romanzi. Tra i vari autori (e soprattutto autrici) che la Austen amava leggere, spicca il nome di Sir Walter Scott:
Nessuno descriverebbe Jane Austen come una donna saccente (un tipo di persona per la quale non aveva alcuna simpatia), ma era certamente una donna colta. R. W. Chapman, la massima autorità riguardo ai suoi romanzi, ha compilato una lista dei romanzi che aveva di sicuro letto: è una lista molto lunga. Chiaramente, lesse romanzi: quelli di Fanny Burney, di Maria Edgeworth e della signora Radcliffe (I misteri di Udolpho); lesse inoltre romanzi tradotti dal francese e dal tedesco (tra gli altri, I dolori del giovane Werther di Goethe) e quant’altro riuscisse a trovare nelle librerie di Bath e di Southampton. Conosceva bene Shakespeare e tra i moderni lesse Scott e Byron.
Oltre ad averlo letto, è assai plausibile che Jane Austen abbia anche notevolmente ammirato Sir Walter Scott e le sue opere: in gran parte dei suoi romanzi, l’autrice cita, se non il nome di alcuni suoi lavori, quantomeno il nome dello scrittore. Inoltre, “il romanzo era un genere che godeva di pochissima stima e la stessa Jane Austen fu non poco sorpresa nello scoprire che Sir Walter Scott, un poeta, scrivesse romanzi”. La Austen decise di inserire Scott anche nell’ultima opera che ci ha lasciato: Sanditon.
Mentre Edward Denham tenta di impressionare Charlotte con le sue citazioni, egli stesso cade in errore, attribuendo al poeta alcuni versi sul mare; la giovane, che incarna evidentemente l’autrice (la quale ben conosceva Scott), interviene smentendo il gentiluomo e sottolineando che sta cadendo in errore. A differenza dello spocchioso Edward Denham, Charlotte – pur nella propria riservatezza – possiede una cultura capace di imbarazzare un uomo e costringerlo a cambiare argomento:
«Ricordate», disse, «i bei versi di Scott sul mare? Oh! Che descrizione donano! Non abbandonano mai i miei pensieri, quando passeggio qui. Colui che nel leggerli riesce a rimanere impassibile deve avere il sangue freddo di un assassino! Mi protegga il cielo dall’incontrare, disarmato, un uomo del genere.» «Di quali versi parlate? », chiese Charlotte. «In questo momento non mi sovvengono descrizioni del mare, in nessuna delle poesie di Scott.» «Davvero? Neanch’io riesco a ricordare esattamente l’incipit, in questo momento, ma non potete aver dimenticato la sua descrizione della donna…».
L’ammirazione di Jane Austen era decisamente ricambiata. Walter Scott, infatti, si espresse nei riguardi della scrittrice con parole di stima, che avrebbero certamente fatto piacere a qualunque scrittore: “quella giovane donna aveva, secondo me, il miglior talento che io abbia mai incontrato per descrivere i coinvolgimenti, i sentimenti e i personaggi della vita quotidiana. Del grande babau io scrivo come nessun altro; ma mi è negato lo squisito tocco che rende interessanti cose e personaggi comuni attraverso la verità della descrizione e del sentimento”. La sua recensione di Emma è un altro esempio della sincera ammirazione che egli provava nei confronti della Austen ed il conclusivo dispiacere provato in seguito alla morte della donna sigilla un affetto letterario profondo:
Ho anche letto di nuovo e almeno per la terza volta Orgoglio e pregiudizio, il romanzo scritto con tanta abilità dalla signorina Austen. Quella giovane signora era davvero dotata di un grande talento […]. Che peccato che una creatura così dotata sia morta tanto prematuramente!