“Wickham”, di Karen Aminadra – la recensione
E strizzeremo ogni singola goccia di vita, senza perderne neanche un po’.
Si ironizza spesso sul fatto che la cara zia Jane si sia sempre fermata, una volta giunta alla conclusione dei suoi romanzi immortali, sempre al matrimonio dei vari protagonisti, evitando di raccontare la vita matrimoniale e le vicissitudini future. In questo senso, moltissimi sono (e sono stati) gli autori e le autrici che, invece, hanno giocosamente speculato sulle vicissitudini taciute da Jane Austen, proponendo nel corso del tempo sequel ideali dei capolavori austeniani. La Vintage Editore – di cui già mi avete sentito parlare e di cui avete potuto leggere in passato diversi articoli dedicati – sta squisitamente portando al pubblico italiano alcuni di questi godibili romanzi. Una delle ultime proposte letterarie – che campeggia, per l’appunto, nella collana ‘Variazioni’ – è un romanzo della scrittrice inglese Karen Aminadra (che i lettori più attenti ricorderanno per Julia Somerford, che ho letto e recensito nel 2020 – potete leggere la recensione cliccando qui!) che ha per protagonista uno dei villain più iconici dell’altrettanto iconico Pride and Prejudice, ovvero Mr. George Wickham. Al suo fianco – e come potrebbe non essere altrimenti? – ritroviamo l’ardente e sconsiderata Lydia Bennet – la minore delle sorelle Bennet, approdata al matrimonio con il Luogotenente a seguito delle rocambolesche vicende che l’hanno interessata nella terza parte dell’originale di Austen.
Wickham è un corposo romanzo che possiamo facilmente suddividere in due grandi esperienze di lettura: due saranno, difatti, le voci narranti e gli scenari che si susseguiranno dopo il prologo e l’incipit della narrazione. Se inizialmente possiamo addentrarci nella quotidianità e nella per nulla soddisfacente vita matrimoniale dei coniugi Wickham (da poco genitori del piccolo Georgie), il vivo del romanzo vedrà Mr. e Mrs. Wickham separati dalla Guerra imminente. Chiamato a servizio della Corona, per contrastare l’avanzata dell’esercito napoleonico, il Luogotenente Wickham sarà suo malgrado costretto ad abbandonare la monotonia della vita a fianco di sua moglie per gettarsi a capofitto nella sua prima, vera impresa militare. Sarà questa la prima grande cesura del romanzo: quella che vedrà l’allontanamento di George Wickham e il faticoso ritorno di Lydia a Longbourn, la dimora di famiglia, con il conseguente ricongiungimento al nucleo originario degli affetti.
Come potrebbe mai accadere una cosa del genere, se l’amore c’è sempre stato solo dalla parte di lei? E’ sempre stata una ragazzina schiocchina e infantile, pronta a cadere in qualsiasi tranello per un bel faccino. Quanto è stata imprudente e sconsiderata a scappare con un uomo del genere! Ma era convinta che lui l’amasse.
Reticenze, bisbigli e passato ancorato al presente accoglieranno Lydia nella dimora che l’ha vista nascere, crescere e sposarsi; timori, inadeguatezze e pericoli attendono, invece, Mr. Wickham e i suoi due amici Turpin e Poynter alle soglie della Guerra. Le voci dei due protagonisti si alterneranno sul palcoscenico letterario di Karen Aminadra, rendendo la lettura gradevole e decisamente scorrevole. Gli appassionati di Jane Austen e gli amanti di Orgoglio e Pregiudizio sapranno riconoscere gli accenni, i rimandi e il credibile lavoro di omaggio che l’autrice ha compiuto in Wickham – il terzo volume proposto dalla Vintage Editore della serie Pride and Prejudice Continues, i cui due volumi precedenti sono, invece, intitolati Charlotte Collins e Rosings Park).
Wickham e Lydia si inseguono a vicenda e a distanza ammantati dai reciproci caratteri e dall’ambiguità del loro rapporto sì sentimentale, ma anche (se non soprattutto) formale. La facciata del loro matrimonio – una mera circostanza sorta dal volere di eventi a loro superiori, dalla permeanza delle circostanze e delle convenzioni sociali, dalla rispettabilità inseguita e solo sfiorata (“entrambi sapevano che Lydia era tutt’altro che una rispettabile gentildonna sposata.”) – andrà scontrandosi con la distanza fisica e con un paio di incontri che muteranno le esistenze dei due sposini. Se Longbourn diventerà il luogo dell’avvicinamento tra Lydia e Sir Percival (uno scapolo abbiente, colui che la zia Jane avrebbe tranquillamente definito come “uno scapolo provvisto di un ingente patrimonio”), gli accampamenti dell’Esercito faranno sì che Mr. Wickham incappi in Estelle Dubois (un’avvenente donna francese che manterrà salde le redini di un rapporto particolare con il Luogotenente).
Sarà proprio a questo punto del romanzo che avverrà la seconda cesura, il giro di vite che complicherà la narrazione e legherà a doppio filo i Destini dei coniugi Wickham. Riuscirà Lydia a rispettare il proprio ruolo – e a mantenersi al proprio posto – lasciando spazio e occasione all’ancora nubile sorella Kitty? Saprà George Wickham tener fede agli impegni presi, abbandonando i suoi trascorsi da libertino privo di scrupoli? Solo immergendoci appieno nella lettura saremo in grado di scoprirlo (e vi assicuro che fino alla fine i dubbi, le esitazioni e le speculazioni vi faranno molta, molta compagnia).
Uno degli aspetti che ho maggiormente apprezzato di questo romanzo è stata la coerenza che Karen Aminadra ha mantenuto nella creazione del suo personale sequel di Orgoglio e pregiudizio. Ogni personaggio – anche quelli secondari nella vicenda, come Jane e Elizabeth Bennet, ad esempio – sembrano mantenere egregiamente la loro “voce originale”, restando riconoscibili anche sulle pagine di un’autrice contemporanea (e qui, vorrei lasciare un plauso alla traduttrice Anna Maria Corda, che ha saputo calarsi a sua volta in queste pagine, restituendoci uno splendido esito). La somma di accortezza e passione non può che generare risultati meritevoli.
Non racconterò nulla del finale – vi voglio solo dire che mi ha lasciato a bocca aperta (e mi ha soddisfatto, proprio perché perfettamente in linea con i caratteri austeniani dei coniugi Wickham) – perché vorrei che lo scopriste in autonomia; dico solo che, dopotutto, Lydia e Wickham si sono vicendevolmente meritati, proprio come aveva immaginato, più di duecento anni fa, la nostra cara zia Jane.
Poco importava cosa provasse per ***, né tantomeno contava ciò che le diceva il suo cuore: qualsiasi cosa fosse accaduta tra di loro, non sarebbe stata altro che un’avventura passeggera.