“In credito di Sole”, di Gianluca Corrado – la recensione
Avrebbe aspettato e basta. Una specialità che era la sua condanna.
Nell’iniziare a leggere un’antologia di racconti ciascun lettore compie un atto di scommessa. Il racconto è un gioco d’azzardo, un terreno che spesso lascia spazio a curiosità, aspettative di concentrazione, desiderio di linfa. Con “In credito di Sole“, primo testo narrativo di Gianluca Corrado (già autore di numerosi saggi letterari) – ed. La Torre dei Venti, collana Apeliote – questa scommessa non potrà che essere vinta, sappiatelo in partenza. Undici racconti eterogenei e slegati tra loro, ma nei quali è possibile riconoscere alcuni motivi, quasi un sottofondo bisbigliato capace di tenere compagnia al lettore per tutta la durata della relazione che saprà costruire con le pagine.
Ma le ossessioni non scompaiono mai da sole senza fare rumore.
Protagonisti di questi undici riflessi d’inchiostro sono esseri umani comuni (una neolaureata promettente, un prete, un giocatore d’azzardo, uno schivo scrittore, agglomerati familiari, giovani vacanzieri, improbabili amanti, semplici amici, …) costretti, però, a fare i conti con quella parte di sé meno socialmente accettata, gettati senza riserve tra le grinfie di ombre, manie, irrazionalità. La penna di Gianluca Corrado sa intrattenere e spingere al desiderio di scoperta; la linearità delle vicende è un’eclissi, il lettore è portato ad avanzare controsole in direzione degli undici epiloghi. L’esito di ciascun racconto, spesso, lascia senza parole, disarma, conduce alla riflessione – specialmente quando, intimamente, ci rendiamo conto che l’autore – non senza la doverosa dose di mimesi – ha, in parte, parlato e raccontato anche di noi.
Guardo il mondo per controllare se sta guardando me […]. La stranezza negli occhi non te la inventi, ce l’hai in dote come una voglia troppo grossa in faccia: non te la togli con nulla. Quante volte ho sentito gente che sparlava di me e sussurrava: “E poi hai visto come ti guarda?”. Ci fosse mai uno che si domandasse perché hai un modo così sgraziato di spiare la vita – gli basterebbe sospettare che hai visto più cose brutte che belle e per questo ti atteggi alle situazioni con diffidenza.
“In credito di Sole” celebra le sconfitte, le perversioni, la malattia, la marginalità, i vinti; lo fa senza giustificazioni o critica, non vi è giudizio nelle parole di Gianluca Corrado, ma solo una possibilità di immersione, la preziosità di un confronto con una visione di sé allo specchio che non sempre abbiamo il coraggio di sostenere. Una scrittura oggettivamente bella, a tratti riflessiva e che, sia a livello di tematiche sia a livello di lessico, in parte è riuscita a ricordarmi quella di Simona Vinci.
E mi feci schifo, ma anche pietà.
Un volume consigliato, nelle cui pagine sarà anche possibile interpretare il senso di un titolo così suggestivo; perché forse sono proprio i personaggi di questa antologia ad essere “in credito di sole”, mentre vagano tra le ombre di ciò che li rende anima e concretezza, nel raccontare – insieme – frammenti celati che sanno strizzare l’occhio a tutti noi.
La vera e forse unica dote dello scrittore è saper attendere. E quando il mito arriva, saperlo accogliere e ripulirlo per benino sul piano linguistico. […] Tu, nel confezionamento dell’opera, vedi lo scrittore e dunque ritieni che tutto figli da lui. Ma se lui è un mediatore, è chiaro che lo vedrai comunque compiere l’ultimo atto, cioè firmare l’opera, salvo che dietro di lui c’è un’altra origine, occultata dalla presenza di colui che dell’opera consente la manifestazione.
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