“Zenit e la poetica delle cose”, di Rossana Orsi – la recensione
Alle volte ti rivolgo uno sguardo d’intesa,
ma tu non confonderla con l’abitudine.
[…] Se sapessi mentire, non scriverei.
Un libro di poesie, pensieri, riflessioni e risonanze oniriche, quello che germoglia prima dal cuore e poi dalla penna di Rossana Orsi, autrice ed editrice che ci regala una porzione di visioni del mondo, del sentire, dell’approccio alle suggestioni, agli sbalzi e alle curve della vita. Zenit e la poetica delle cose è un corpus più denso di una semplice silloge poetica, proprio perché al suo interno non troviamo solo delle poesie: riconosciamo una traccia e una sensibilità visionaria anche nei testi più lunghi e corposi, quelli che strizzano l’occhio alla prosa conservando la suggestione dei versi prendendosi uno spazio e un ritmo propri, restituendo al lettore un percorso che assume la forma di un racconto.
La solita fiaba da lasciare sul comodino, col segnalibro tra le prime pagine per ricordarmi che sono sempre e solo all’inizio.
Tempo, relazioni, Natura collegano le righe gettando un ponte invisibile – eppure palpabile, appena sfiorabile – tra una pagina e l’altra, un momento e quello immediatamente successivo, un sorriso e una lacrima che si inseguono nel concretizzarsi di un gioco unico – quello che ha la forma del libro che stiamo stringendo tra le mani. Rossana Orsi ci spinge a giocare con lei, a prendere le sue mani e seguire il flusso della sensibilità che emerge dal pensiero e dall’inchiostro, andando alla ricerca di una comprensione meno universale ma più reale, condivisibile da cuori che pulsano allo stesso modo sottraendosi al caos di chi non sa – o non vuole – guardare (e finisce, quindi, col non vedere).
Come c’è chi dice di voler esplorare ma non parte mai per primo.
Io scrivo.
Tu viaggia con me.
Io scrivo.
Tu viaggia con me.
Zenit e la poetica delle cose è un progetto sui generis, figlio della Chance edizioni per la collana sperimentale ProspettiveInverse: nessun codice ISBN, una distribuzione che si basa sul calore del passaparola e un hashtag a collegare le righe di Rossana Orsi – #lapoeticadellecose, che potrete ritrovare anche sui social network. Un piccolo volume per chi è pronto a grandi sbalzi, per chi non ha timore di rivendicare la propria arcana profondità, per chi ha sempre la forza di guardarsi allo specchio confrontandosi con le paure, i fallimenti, i nei e la sabbia nella clessidra; una voce – quella di Rossana Orsi – che suonerà come l’eco dolce di una pioggerella autunnale, il cadere di una foglia dorata, lo sfrigolio della fiamma pronta a scaldare i corpi soli nelle notti di battiti solitari.
Non ho avuto fretta, semmai cura, mi piace chiamarla così. La premura. Che non ha definizioni, che ha unghie retrattili che scavano fino allo sfinimento. Perché è così che sono sopravvissuta all’abbandono. Senza grandi meriti o grandi fortune, con l’umiltà di chi si pone impreparato e disposto ad imparare. Con le scuse nelle tasche e qualche goccio di poesia dimenticato da altri e portato in salvo – nella notte – per rappresentare un bacio da sogno.
[…] Dopo tutto – quel che ho letto – mi so restituire.