#RagazziTraLePagine: “Diario di un addio”, di Andrea Terreni – la recensione
Ci videro semplici bambini abbandonati a se stessi, persi nell’entusiasmo di un momento che bagnammo, imprudenti, dentro a un calice di vino rosso.
Il progetto letterario #RagazziTraLePagine, questa volta, ha condotto la nostra curiosità e il nostro amore per la lettura all’incontro con Andrea Terreni e il suo Diario di un addio – ed. edizioni Dialoghi. Un testo davvero breve, ma che permea questa sua brevità con tutta l’irruenza e la densità di una prosa intensa e pregnante. La narrazione ci presenta esattamente ciò che il titolo e l’autore ci promettono: le pagine di un diario, il testamento emotivo e spirituale, l’ultimo congedo prima che il sipario dei giorni cali definitivamente sul Destino del protagonista.
Gli errori sono soltanto quelli che si riescono a capire.
Negli ultimi istanti di cosciente lucidità, dopo essersi trovato nel mezzo del mortale incidente stradale che fa da ouverture a questo romanzo breve – o racconto lungo, che dir si voglia – il giovane protagonista riesce a dar voce al suo intimo concedendoci di accedere allo scrigno personale del suo vissuto, ai suoi ipnotici vaneggiamenti filosofeggianti, alla consistenza raminga del proprio pensiero. Andrea Terreni dà al suo personaggio l’occasione di raccontarsi per mezzo di quello che scorre sotto gli occhi – arrivando a sfiorare più di una volta le corde del cuore – di chi legge, della testimonianza resa concreta dall’inchiostro che si ancora alle pagine di un diario.
La realtà è che sono solo perché la gente non mi piace e io piaccio a loro solo se fingo di essere quello che non sono.
Un soliloquio, una confessione, l’apertura completa e senza freni di chi sa che non ha più nulla da perdere. L’onesto, schietto – forse scomodo? – racconto di una breve porzione di esistenza vissuta al di fuori dalla convenzione, senza accontentarsi di un buonismo mascherato, senza timore di una solitudine che, in fondo, appartiene a ciascuno di noi quando si guarda, senza veli e sovrastrutture, allo specchio.
Ho scoperto un modo per ferire la memoria tormentandola con il ricordo, un meccanismo autolesionista per rievocare antiche emozioni e nuovi dolori.
Andrea Terreni ci offre la propria testimonianza della memoria, degli affetti, della coerenza – regalandoci, al tempo stesso, la sua idea della verità, della fatalità, della vita. Una lettura, quella di Diario di un addio, che forse proprio per la sua brevità risulta ancor più potente e devastante, magnetica e interessante: uno sguardo acuito sul valore dell’ultimo respiro di ciascuno di noi.
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