“Un’insolita Mary”, di S. M. Klassen – la recensione
È una verità tristemente nota che le giovani donne dotate di scarsa bellezza fisica e alcuna fortuna resteranno senza marito. È una verità poco nota, invece, che alcune giovani donne possano non desiderare affatto un marito.
Quando chiudiamo un classico che abbiamo molto amato, dopo la lettura della sua ultima pagina, è facile essere invasi da una sensazione di mancanza. In molte occasioni, nel corso degli ultimi decenni, sono state tentate delle prosecuzioni di grandi romanzi della letteratura mondiale – con più o meno successo. Tra i vari zombie vestiti con abiti vittoriani e le molte caricature di autrici investite dei panni di argute investigatrici, ecco che, proprio pochi mesi fa una nuova casa editrice – la Vintage Editore – si è affacciata sulla scena delle librerie fisiche e on-line con la sua idea di lettura e le sue proposte librose. Il primo frutto del lavoro di questo lavoro è Un’insolita Mary, romanzo dell’autrice S. M. Klassen che apre la Trilogia de “Le avventure di Miss Mary Bennet”.
Ebbene sì, avete davvero letto bene: la protagonista di queste pagine è proprio Mary Bennet, la sorella meno contesa tra le donne del mio amato Orgoglio e Pregiudizio, capolavoro – ma c’è davvero bisogno di dirlo? – di Jane Austen. Quando ho letto di questa novità editoriale non ho potuto fare a meno di dimostrarmi più che incuriosito. Il personaggio di Mary Bennet, infatti, resta, a mio avviso, uno dei più interessanti presenti nel romanzo austeniano.
Potrei anche non sposarmi mai, dal momento che nutro un’inclinazione per l’indipendenza e ho poche esigenze oltre a quelle di una modesta agiatezza. Mi sono da lungo tempo rassegnata a essere una vecchia signorina, cosa che credo sia il mio più felice Destino.
Proprio da questa grande consapevolezza ha inizio la narrazione di Un’insolita Mary. La famiglia Bennet, orfana delle tre figlie appena maritate (nell’ordine, Lydia Wickham, Jane Bingley e Elizabeth Darcy), apre il romanzo con lo stravolgimento emotivo di questa sconvolgente, seppur felice, mutazione. Ma un nuovo cambiamento interesserà le mura di Longbourn, in quel febbraio del 1813: la sorella meno attraente, meno amabile, meno avvezza alla socialità e all’ironia – Mary, per l’appunto – calerà la maschera, mostrando per la prima volta il suo vero “io”. Una presa di consapevolezza e una rivendicazione di sé che trovano la forza per emergere proprio a seguito dei tre matrimoni che, in breve tempo, hanno elevato la tranquillità materna a livelli mai visti prima.
La signora Bennet, infatti, generalmente interessata al futuro delle proprie figlie e giustamente preoccupata dalla scarsità di denaro e dall’indigenza sempre incombente, sembra aver trovato una dimensione di pace, una rassegnazione: ha raggiunto il suo scopo. Se anche Mary e Kitty non dovessero sposarsi, la ricchezza di almeno due dei suoi generi – Mr. Darcy e Mr. Bingley, s’intende – potrà sopperire alla loro eventuale solitudine.
Finalmente libera dall’esasperazione materna, Mary ammette – prima a se stessa e, in seguito, alla sua famiglia – di aver sostenuto un ruolo, giocato una parte, vestito i panni di un personaggio – quello della ragazza bacchettona e noiosa, legata alle citazioni bibliche e ai dettami del rigore, non avvezza alla cura di sé e volutamente imbruttita dal suo forzato ritiro dalle luci della ribalta – creato per allontanare da sé la terribile, indesiderata eventualità del matrimonio. Mary Bennet, nei suoi primi anni di vita, dunque, si è presa gioco di tutti: familiari, amici, vicini di casa e abitanti dei vari villaggi, domestici, passanti, estranei; con il suo piano, Mary, ha convinto tutti di essere una giovane donna repellente e tediosa, infelicemente destinata alla solitudine. Una solitudine, invero, che la signorina Bennet desidera davvero. Ma a desiderarlo, ora, è una Mary Bennet che si leva gli occhiali, scioglie i capelli e inizia a curarsi come avrebbe sempre desiderato fare, certa che ogni sua accortezza non sarà sfruttata dai voleri materni al solo fine di combinare un matrimonio vantaggioso e privo d’amore.
Per come la vedo io, non credo che nessun membro della società richiederebbe la mia compagnia senza un secondo fine. Sono solo una povera zitella, dopotutto.
Da queste premesse, la nostra “nuova” Mary Bennet – una Mary Bennet che, probabilmente, la stessa Jane Austen avrebbe ammirato – inizia, per davvero, a scegliere per se stessa e, come ogni eroina che si rispetti, inizia una sorta di Grand Tour interiore che la condurrà non soltanto ad una maggiore consapevolezza, ma anche a una realizzazione personale notevole. A tenerle compagnia in queste pagine dense di avventure, imprevisti e colpi di scena sarà un altro personaggio sorto tra le pagine di Orgoglio e Pregiudizio: Miss Georgiana Darcy, sorella del noto e amato Fitzwilliam, oramai cognato di Mary. Sarà proprio Pemberley, la meravigliosa dimora dei coniugi Darcy a fare da sfondo iniziale alle avventure dell’insolita Mary.
Tra la conoscenza di gentiluomini d’invezione e le lunghe passeggiate di svago, Mary e Georgiana diventeranno ben presto le vive protagoniste di un’avventura che muterà a sorpresa le sorti di tutti i componenti delle famiglie nate dalla penna di Jane Austen. S. M. Klassen, infatti, strizzando sapientemente l’occhio ai topoi del romanzo gotico – non a caso, la grande Ann Radcliffe, madre della narrativa nera, viene spesso citata insieme ai suoi lavori più importanti (uno su tutti, I misteri di Udolpho) – unisce la reinterpretazione di un genere letterario fondamentale per la storia della letteratura moderna e contemporanea – il gotico, per l’appunto – all’amore per i personaggi austeniani, accompagnandoci tra fughe in diligenza, rapimenti, castelli, labirinti piranesiani e truffatori da smascherare, il tutto a vantaggio di una lettura scorrevole e mai noiosa, che incolla il lettore alle pagine, portandolo con rapidità nel cuore e verso la conclusione di questo primo volume.
La conclusione della storia – che non svelo per evitare fastidiosi spoiler – si allinea, com’è giusto che sia, alla tradizione del romanzo gotico, nel quale le trame torbide e i fraintendimenti, le supposizioni e le responsabilità trovano un proprio snodo narrativo salvifico e illuminante. L’epilogo – con le sue ultime parole e quel continua… che non lascia spazio a fraintendimenti – fa bene intendere e sperare circa la prosecuzione di questa trilogia, la cui eroina principale, a seguito delle molte peripezie e delle vicissitudini, ben più matura e indipendente, offrirà una nuova versione di sé nel secondo volume ideato e scritto da S. M. Klassen?
Solo la Vintage Editore potrà fornirci le risposte a questo quesito!
Un ultimo plauso, voglio dedicarlo proprio a questa novella casa editrice, per la cura che ha messo in atto nella creazione di questo primissimo volume – di certo, un ottimo biglietto da visita anche per le pubblicazioni future. La veste grafica di Un’insolita Mary è moderna, accattivante e ben riconoscibile, diversa da molti prodotti editoriali che possiamo trovare sul mercato. Personalmente ho amato il carattere tipografico scelto per gli interni e i vezzi dei piccoli decori che impreziosiscono i capitoli sono quel tocco in più capace di allietare anche l’occhio del lettore.
Arrivato a questo punto, spero di vivo cuore di avervi incuriositi circa questa nuova uscita editoriale. Se avete amato Orgoglio e pregiudizio e cercate un valido sequel, Un’insolita Mary potrebbe essere il romanzo giusto per voi!
Alla prossima, amici lettori, e grazie per avermi letto fin qui.
Credo che l’arte debba riflettere la vita. Ascoltare qualcosa di nuovo, per un mondo nuovo è come una ventata d’aria fresca.