#BecomingJane 11: manipolazione e persuasione; due facce della stessa medaglia?
Nella puntata settimanale di #BecomingJane vorrei analizzare e proporre una mia personale opinione circa la manipolazione e la persuasione e il loro rapporto con alcuni dei romanzi austeniani (nella fattispecie Lady Susan, Orgoglio e pregiudizio e Persuasione).
Evidentemente il risultato, il più delle volte, è il medesimo, ma senza dubbio manipolare una persona può essere considerato notevolmente più meschino del tentativo di persuaderla per un fine nobile o comunque senza la mediazione e la maschera della malizia. Come si è potuto notare nell’episodio precedente, Lady Susan manipola volontariamente Mr. Reginald de Courcy per indurlo a ritenerla in buona fede, specialmente in seguito ai tentativi – inizialmente del tutto vani – della sorella del giovane di metterlo bene in guardia sulla reale indole della donna. Il tentativo di Lady Susan va naturalmente a buon fine: Reginald crede che l’interessamento della donna nei suoi riguardi sia sincero e profondo ed egli difende l’amata per gran parte della narrazione in tutte le spiacevoli situazioni che la vedranno, finalmente, colpevole al termine dell’opera. Ben diversa è la persuasione, generalmente spinta dalla buona fede di colui (o colei) che tenta di avvertire una persona molto cara in merito ad una situazione spiacevole che non è in grado di essere visualizzata dal diretto interessato (solitamente perché troppo offuscato dal sentimento e dalla passione). Jane Austen porrà nelle mani di qualche suo personaggio la persuasione in due romanzi in particolare; ma in entrambi i casi essa, seppur elargita con le migliori intenzioni, non porterà ad un’immediata felicità. In Orgoglio e pregiudizio ciò che spinge Mr. Darcy a persuadere l’amico Mr. Bingley a partire immediatamente per Londra – abbandonando il proposito di approfondire e portare avanti la relazione amorosa con la signorina Jane Bennet – sono sostanzialmente il comportamento assai discutibile di molti dei componenti della famiglia della giovane (praticamente tutti, eccezion fatta per Elizabeth) e la ferma credenza che la giovane donna non nutra sentimenti profondi quanto quelli dell’amico. È una delle lettere che Mr. Darcy invierà ad Elizabeth a chiarirci le ragioni del comportamento del persuaso Mr. Bingley:
“Mi trovavo da poco nello Hertfordshire, quando mi accorsi, come altri, che Bingley preferiva sua sorella a ogni altra ragazza del posto. Ma non mi preoccupai che potesse trattarsi di un attaccamento serio fino alla sera del ballo a Netherfield. Non era la prima volta che lo vedevo innamorato. A quel ballo, però, mentre avevo l’onore di danzare con lei, venni per la prima volta a conoscenza, da un casuale accenno di Sir William Lucas, che le attenzioni di Bingley verso sua sorella avevano suscitato l’aspettativa generale del loro matrimonio. Quel signore ne parlò, infatti, come di un avvenimento sicuro del quale rimaneva da fissare solo la data. Da quel momento mi misi ad osservare attentamente il comportamento del mio amico e mi accorsi, allora, che non lo avevo visto così innamorato come sembrava esserlo della signorina Bennet. Osservai anche sua sorella. Il suo sguardo, i suoi modi erano aperti, vivaci e seducenti come sempre, ma senza alcun segno di un particolare interesse e da ciò che avevo visto quella sera mi convinsi che, pur accogliendo con piacere le attenzioni del mio amico, non le incoraggiava con la partecipazione del cuore. […] Che io desiderassi ritenerla indifferente è certo, ma non esito a dire che di solito le mie analisi e le mie decisioni non sono influenzate dalle mie speranze o dai miei timori. Non ho creduto che fosse indifferente perché lo desideravo, ma per una convinzione imparziale, con la stessa sincerità con cui desideravo che lo fosse. Le mie obiezioni al loro matrimonio non erano solo quelle che, nel mio caso, sono state sconfitte dalla forza della passione, come le ho confessato ieri sera. La differenza di rango non poteva rappresentare per il mio amico un danno così grande come per me. Ma c’erano altre ragioni sfavorevoli, che sussistono ancora, e in pari misura, per entrambi ma che io mi sforzato, per quanto mi riguarda, di dimenticare da quando non le ho più davanti agli occhi. Queste ragioni meritano, seppure brevemente, di essere precisate. La posizione sociale di sua madre, per quanto criticabile, non era niente in confronto alla completa mancanza di decoro dimostrata così spesso, quasi costantemente, da lei e dalle tre figlie minori e a volte – mi perdoni, mi addolora offenderla – anche da suo padre. Ma nonostante il fastidio per i difetti dei suoi familiari e il dispiacere che le procuro parlandone, la consolerà pensare che essere riuscite a comportarvi in modo da sfuggire a qualsiasi critica è una doto riconosciuta a lei e a sua sorella maggiore che fa onore all’intelligenza e al temperamento di entrambe. […] Lui lasciò Netherfield per Londra il giorno dopo, come certo si ricorderà, con il proposito di ritornare presto. […] La preoccupazione delle sorelle di Bingley era pari alla mia, e scoprimmo presto di provare gli stessi sentimenti. Eravamo convinti che bisognava allontanarlo senza perdere tempo e decidemmo di raggiungerlo subito a Londra. Arrivati in città, mi misi all’opera per mostrare al mio amico tutti i lati negativi di quella unione. Glieli esposi e sottolineai con forza. Ma per quanto le mie parole potessero far vacillare o ritardare la sua decisione, non credo che alla fine avrebbero impedito il matrimonio, se non vi avessi avuto la certezza, che non esitai a comunicargli, che sua sorella non la ricambiava. Bingley aveva creduto fino a quel momento che lei contraccambiasse il suo affetto sinceramente pur se non con la stessa intensità. Ma il mio amico è molto modesto per sua natura e dà più credito al mio giudizio che al proprio. Convincerlo che si era sbagliato non fu dunque difficile. E decidere di non tornare nello Hertfordshire la naturale conseguenza“.
Ogni malinteso verrà in conclusione chiarito dalla stessa Elizabeth, che testimonierà a favore della sorella e della veridicità dei suoi sentimenti verso Mr. Bingley.
In Persuasione spetta alla protagonista Anne Elliot cedere agli influenti consigli dell’amica di famiglia – Lady Russell – la quale la persuade a rinunciare al suo sincero ed intenso amore per il Capitano Frederick Wentworth, un partito ritenuto sostanzialmente inaccettabile per il rango della famiglia Elliot:
“Che Anne Elliot, bella, intelligente e di ottima famiglia, distruggesse le proprie possibilità a diciannove anni; si impegnasse a diciannove anni in un fidanzamento con un giovane, che non aveva da offrire nulla se non se stesso, che non aveva speranza di diventare ricco se non grazie alla sorte di una professione tanto incerta, né aveva parentele o conoscenze che potessero quantomeno garantire la sua carriera in quella professione; davvero sarebbe stato un distruggere ogni possibilità, a cui Lady Russell pensava con tanta pena! Anne Elliot, così giovane; conosciuta da così poche persone, doveva dunque venir conquistata da un forestiero senza parentele e senza ricchezza; o piuttosto venir precipitata da lui in uno stato di dipendenza estenuante, piena di ansia, tale da uccidere la giovinezza! No, non sarebbe accaduto, se la leale interferenza dell’amicizia, le parole di qualcuno che aveva nei suoi confronti quasi l’affetto di una madre, e i diritti di una madre, potevano impedirlo. Il capitano Wentworth non era ricco. Aveva avuto fortuna nella sua professione, ma, avendo speso con facilità quello che con facilità aveva guadagnato, non aveva nulla da parte. Ma confidava di diventare presto ricco, – pieno di vita e di ardore, sapeva che avrebbe presto avuto il comando di una nave e si sarebbe trovato in una situazione che lo avrebbe portato a ottenere tutto quello che voleva. Era sempre stato fortunato; sapeva che avrebbe continuato ad esserlo. – Tanta fiducia, pieno di forza per il suo stesso ardore, e ammaliante per lo spirito in cui esso si esprimeva, sarebbe stata sufficiente per Anne; ma Lady Russell vedeva le cose in modo diverso. – Quel carattere ottimista e quella mente audace avevano su di lei ben altro effetto. Le vedeva come un elemento negativo in più. Che conferiva una nota di pericolo alla sua natura. Wentworth era brillante, era ostinato. – Lady Russell non amava lo spirito; e aveva orrore di qualsiasi forma di imprudenza. Deplorava quel rapporto sotto ogni punto di vista. L’opposizione nata da quei sentimenti era più di quel che Anne sapesse combattere. Per quanto giovane e dolce, pure le sarebbe stato forse possibile opporsi alla malevolenza del padre, sebbene questa non fosse addolcita né da una parola gentile né da uno sguardo della sorella; – ma Lady Russell, che aveva sempre amato e in cui aveva sempre riposto la sua fiducia, Lady Russell, con la salda tenacia delle sue opinioni e la tenerezza dei modi, non avrebbe potuto continuare a consigliarla invano. Cedendo alla persuasione, finì per credere che il fidanzamento era sbagliato – avventato, sconveniente, con scarsissime probabilità di riuscire, e indegno di riuscire. Ma, nel porre fine al fidanzamento, non agiva in base a una cautela puramente egoistica. Non avrebbe mai rinunciato a lui, se non avesse creduto di pensare al suo bene più ancora che al proprio“.
Per la felicità con cui Orgoglio e pregiudizio e Persuasione si concludono, verrebbe da pensare che Jane Austen sentisse che, per quanto fosse potente la forza persuasiva che aveva fatto cedere l’eroe o l’eroina dal perseguire ciò che il cuore dettava, essa sarebbe stata inevitabilmente sovrastata dal Destino: Charles Bingley non poteva che sposare Jane Bennet, così come Anne Elliot non poteva che unirsi nuovamente col suo Capitano Wentworth, e nessun atto persuasivo sarebbe stato mai in grado di mutare tale conclusione – poiché già destinata a compiersi. La persuasione ha essenzialmente rallentato lo svolgersi dei fatti ed alimentato la gioia finale dei protagonisti i quali, avendo dovuto superare numerosi ostacoli – sia fisici che del cuore – e trovandosi in conclusione ricomposti insieme alla propria legittime metà, mai si sarebbero attesi un finale tanto lieto (in tal senso, le conclusioni dei romanzi austeniani riecheggiano moltissimo quelli di Mrs. Radcliffe: gli eroi e le eroine delle sue storie gotiche, dopo una serie di peripezie, riescono ad ottenere la felicità che tanto desideravano e che – per come la trama si stava via via mostrando – sembrava invece estremamente lontana). La manipolazione, al contrario, essendo generata da sentimenti gretti e malvagi non può che condurre al fallimento: nel caso di Lady Susan, appunto, i tentativi di raggiro del malcapitato Reginald de Courcy termineranno – per sua fortuna – con lo smascheramento della donna.