I romanzi si raccontano, 26 maggio 2017
“La notte delle Fate” – intervista all’autore
Buongiorno Matteo, quando hai progettato questa storia?
Buongiorno a tutti i lettori del blog e grazie per lo spazio che mi state dedicando.
“La notte delle Fate” è una raccolta di racconti e fiabe che non ha avuto una genesi unica; inizialmente i racconti sono sorti singolarmente – per esigenza creativa e per la partecipazione ad alcuni concorsi letterari nazionali. Man mano che la scrittura procedeva e le idee si ampliavano, tuttavia, ho pensato che tutte queste storie fossero unite da un unico fil rouge. Ecco, quindi, il desiderio di vederli riuniti sotto un’unica ala protettrice.
Sei stato ispirato da qualche lettura, vecchia o recente?
La prima stesura de “La notte delle Fate” – e la sua prima pubblicazione, antecedente al fallimento della casa editrice Miele – risale al 2011. In quel periodo, il mondo del fantasy abitava una parte consistente delle mie letture. Tra tutti, non posso che citare il grande Tolkien che, con la creazione del suo affascinante universo, è stato uno degli autori che ha senza dubbio influenzato la mia scrittura dell’epoca.
L’ambientazione è reale o di fantasia?
I racconti de “La notte delle Fate” sono ambientati quasi tutti in mondi onirici e fantastici, alcuni dei quali possiedono riferimenti più o meno espliciti a luoghi terreni (come accade, ad esempio, ne “La primula rossa” o in “Per amore di un uomo”). La componente del fantastico, ad ogni modo, è centrale in tutti i racconti. I miei personaggi, infatti, vengono sempre a contatto con creature magiche (fate, spiriti del vento, elfi e così via) che agevolano od ostacolano il loro scorrere nella storia.
Il libro è autoconclusivo o rientra in una serie/saga?
“La notte delle Fate” è autoconclusivo. I racconti non sono tra di loro collegati, se non da una cornice esterna secondo la quale ci viene descritta la “festa de racconto” annuale a cui tutte le fate del mondo si riuniscono; dal tramonto all’alba, infatti, dieci fate narratrici hanno la possibilità di cimentarsi nel racconto di una fiaba – quelle che ogni lettore, per l’appunto, si appresta a leggere.
Parlaci dei personaggi e definiscili brevemente con qualche aggettivo. Qualcosa che li renda irresistibili agli occhi del lettore.
I personaggi de “La notte delle Fate” sono variegati e mai uguali li uni agli altri. Ho cercato di far incarnare a ciascuno di loro una specifica qualità, che li potesse distinguere e rendesse ciascuna storia pronta ad affrontare tematiche univoche. Ciascun lettore, all’interno delle dieci favole, troverà il proprio personaggio – quello a cui sentirsi maggiormente affine, per ideologia o carattere.
Qual è il pubblico ideale per questa storia? È un testo per tutti o per fasce di lettori ben precise, ad esempio per adolescenti, adulti o è pensato per un pubblico prevalentemente femminile o maschile?
Credo che non esista un’età giusta per cominciare a leggere le favole: questa tipologia di racconto fa parte della nostra stessa natura e non ci abbandona mai, nemmeno da adulti. C’è qualcosa di tiepido e carezzevole nella lettura di simili testi: ci si sente, in qualche modo, protetti, accuditi. La consapevolezza che, nelle fiabe, tutto può succedere li rende – ancora oggi – dei testi che tutti possono apprezzare.
Che tipo di linguaggio hai scelto, per questo libro? Colloquiale, forbito, diretto ecc…?
Ho cercato, come sempre nei miei scritti, di concentrare l’attenzione e la scelta delle parole sui suoni e sulle emozioni che possono trasmettere durante la lettura. La tipologia di linguaggio è mirata alla creazioni di immagini – più o meno nitide – nella mente del lettore, affinché ciascuno possa stimolare la fantasia nella visualizzazione di quanto si sta leggendo sulla carta.
Che cosa desideri comunicare al lettore? C’è un significato nascosto, sotto la trama?
Come solitamente accade con le favole, anche nei racconti de “La notte delle Fate” sono presenti degli stimoli e una morale, più o meno nascosta, atti a favorire la riflessione individuale. Ne “La farfalla nera”, ad esempio, viene presentata una versione fatata della cosmogonia con il relativo affossamento della Natura derivante dalla noncuranza umana: in tal senso, la morale della storia risulta di immediata comprensione.
Hai usato una tecnica particolare, per scrivere questo libro?
Come accennavo qualche domanda fa, sono nati prima i singoli racconti che l’intera raccolta; in seguito, ho cercato una connessione comune che li unisse in maniera fluida e coerente – alternando i racconti più descrittivi a quelli maggiormente dinamici. Infine, ho scritto la cornice esterna alle singole favole e i cappelli introduttivi di ciascuna, dove vengono – di volta in volta – presentate le fate lettrici.