L’eterna difficoltà di un rifiuto: una storia vera
Essere rifiutati, sentirsi rifiutati, dover rifiutare. Il rifiuto è una costante nella nostra vita. Sin da piccoli lo subiamo o lo offriamo agli altri – più o meno coscienti della portata che una negazione può avere su un animo umano. E se da bambini i “no” possono generalmente legarsi ad un dolciume fuori orario o all’uscita con gli amici dopo la scuola, mentre si cresce questi rifiuti si fanno sempre più grandi, sempre più pesanti. I “no” diventano quelli ricevuti dopo un bizzarro colloquio di lavoro, quelli giunti allo stomaco dopo il coraggioso istante che segue una dichiarazione d’amore, quelli che il Destino ci costringe ad incassare – perché non possiamo opporci, perché fondamentalmente siamo deboli.
Esistono poi quei rifiuti – i più infidi – che si mascherano. Oggi ne ho vissuto uno.
Essere contattati da una casa editrice italiana di media grandezza per l’eventualità di una pubblicazione è qualcosa di eccezionale. Se la pubblicazione in questione dovrebbe essere la ri-edizione di un romanzo già edito in passato, la questione si fa ancora più interessante. Sentire che dall’altro capo del telefono l’editore si presenta come totalmente “free” (i cosiddetti Editori Non A Pagamento, ovvero quei rimasugli dell’editoria che, come dovrebbe essere, non richiedono un contributo di pubblicazione all’autore) è a dir poco incredibile. Ti concedi di sognare un poco, di sussurrarti alle orecchie – “è la volta buona!” – finché la fregatura non arriva. S’era furbescamente nascosta, la simpaticona, dietro a un velo flessuoso di sillabe, pronta ad entrare in scena nel momento meno opportuno.
“Matteo, tu sei uno sconosciuto. Nessuno sa che esisti. E l’editoria è in crisi, ci sono sempre meno lettori, le statistiche parlano chiaro. Devi fornire a noi editore X una sorta di garanzia. Ma non credere che si tratti di pubblicazione a pagamento! Assolutamente no! Non è nel nostro stile. Quello che ti chiediamo è di investire una piccolissima somma in promozione. Bisognerà pur pagare quei poveri agenti che devono cercare di convincere i librai d’Italia a dare fiducia – come stiamo facendo noi – a un perfetto estraneo. No? Non credi sia corretto? Ecco, quello che ti chiediamo – per l’appunto – è il versamento di cinquemila euro (a cui aggiungere l’IVA, s’intende!), che potrai comodamente versare in due piccole rate – per agevolarti, ovviamente…“
All’accenno alle “comodissime rate” non ce l’ho fatta: ho pensato a Giorgio Mastrota e alle pentole in acciaio inox 18/10. L’esito del tutto mi sembra superfluo specificarlo.
Oggi il rifiuto l’ho deciso io; eppure, non so perché, quello che sento è molto vicino a un rifiuto ingiustamente subito.