“La carta da parati gialla”, di Charlotte Perkins Gilman – la recensione
È di un giallo assai strano, quella carta da parati! Mi fa pensare a tutte le cose gialle che ho visto… non a quelle belle come i ranuncoli, ma a vecchie e sgradevoli cose gialle.
Interiorità ed esteriorità si pongono sui due piatti di una medesima bilancia, che ha la forma della nostra anima e che, costantemente, ricerca un equilibrio che permetta ai due pesi di controbilanciarsi al meglio. Questa condizione ideale (ma spesso utopica) non riesce sempre a concretizzarsi, lasciando – sovente – alcuni individui in piena balìa delle emozioni e dell’irrazionale. In tal senso, la produzione letteraria di Charlotte Perkins Gilman rappresenta un esempio ben riuscito: per mezzo della sua penna, infatti, l’autrice ha dato voce a condizioni femminili, trasformandosi a tutti gli effetti in una femminista ante-litteram.
Ne La carta da parati gialla, uno dei suoi racconti brevi maggiormente celebri dell’autrice, riproposto da Caravaggio editore nella collana dei Classici Ritrovati – con traduzione e cura di Enrico de Luca – l’argomento principe affrontato è la depressione post-partum, un tema che viene analizzato dalla scrittrice con la piena consapevolezza di qualcosa che si è vissuto in prima persona.
John mi ha consigliato di non cedere in nessun modo alla fantasia. Dice che con il potere della mia immaginazione e la tendenza a inventare storie, una debolezza di nervi come la mia è destinata di certo a sfociare in ogni sorta di esagitate fantasticherie, e che dovrei usare la mia volontà e il buonsenso per controllare tale inclinazione. Così io ci provo. Qualche volta penso solo che se stessi abbastanza bene da poter scrivere un po’ ciò allevierebbe la pressione delle idee e mi darebbe pace. Tuttavia noto che mi stanco molto quando ci provo.
Charlotte Perkins Gilman ci racconta, metaforizzandolo, ciò che ha provato nella condizione di forzata sedentarietà a cui venivano sottoposte le donne a seguito della gravidanza – ma non solo: tale pratica medica veniva caldamente consigliata e adeguatamente imposta in tutti i casi di sospetto esaurimento nervoso. Un simile, forzato riposo però portava il più delle volte a un peggioramento della condizione psicologica del paziente, aumentandone il senso di intorbidimento e generando più problemi che sollievi.
La scelta autorale di raccontare le vicende sotto forma di diario segreto rende il tutto ancor più viscerale e permette al lettore un’identificazione molto forte. La carta da parati della “casa vacanze” che la protagonista inferma osserva dal proprio letto appare, di conseguenza, anche di fronte ai nostri occhi, portati a nutrirsi involontariamente delle medesime visioni e di tutto il carico emotivo di cui queste pagine sono permeate. La carta da parati gialla è l’estroflessione del malessere interiore di Charlotte (la Charlotte autrice e la Charlotte d’inchiostro – non a casa, questo racconto viene fortemente caratterizzato dalla pervasività dell’autobiografia): lei è la stanza, il dolore è la carta da parati – che muta forma, che soffoca, che non lascia scampo alla salvezza e che condurrà la protagonista all’incontro con la follia.
Ci sono cose in quella carta da parati che nessuno tranne me conosce, né conoscerà mai.
A seguito del racconto che dona il titolo all’antologia, è possibile leggere il breve articolo apparso su The Forerunner nel 1913 (sempre ad opera dell’autrice, che scelse di prendersi dello spazio per spiegare le ragioni che avevano dato origine a La carta da parati gialla e due racconti tradotti e curati da Luca Maletta: La sedia a dondolo e Quando ero una strega.
Anche in questi testi, è possibile riconoscere alcuni elementi che hanno caratterizzato la produzione letteraria di Charlotte Perkins Gilman, come la forte presenza di figure femminili contro, personaggi scomodi, dai contorni non sempre chiari o definiti, che lasciano interrogativi nel lettore, strizzando l’occhio al gotico e al sovrannaturale.
Meglio un incubo di una contraddizione.
Dati tecnici:
Autore: Charlotte Perkins Gilman
Curatore: Enrico De Luca, Luca Maletta